Come ha ben riferito nella sua significativa testimonianza, quando, a partire dagli inizi del terzo millennio, Stefania Maciocia è entrata prima in contatto e poi a far parte integrante della Compagnia, proveniva da esperienze teatrali molto distanti da un teatro della parola e della voce che, pur operante sul versante della ricerca, costituisce la cifra dominante del Teatro dell’Appeso. Eppure, ha saputo con perizia e passione “riconvertirsi” ad un altro linguaggio teatrale, immettendo nel circuito creativo della Compagnia stessa la sua differente e pur convergente professionalità. Inoltre, Stefania ha offerto il suo prezioso contributo artistico anche sul piano della scrittura, delle maschere, dei costumi e degli oggetti scenici. Amedeo di Sora << Amarcord in salsa ‘ciociara’ / un inizio difficile ( per il Teatro dell’Appeso) Sono stata presentata ad Amedeo da una grande amica e collega nel lavoro di quel tempo, Patrizia, lei già in Compagnia. Da lei ho imparato molto, soprattutto dalle sue interpretazioni intense belle e mai enfatiche di testi poetici che io, di tutt’ altra esperienza, ammiravo con stupore e che mi è stata preziosa in tanti momenti del lavoro teatrale, anche con gran divertimento, nella preparazione delle molte e diverse letture sceniche messe in opera dalla Compagnia nel corso del tempo. Provengo, infatti, da un Teatro Circo, vivo a Roma negli anni 70/80 in cui ho lavorato come cantante, acrobata, musicante, animatrice di pupi siciliani e marionette, aiuto scenografa e addetta alla SIAE (sic) . Mai mi ero confrontata con testi teatrali o avevo avuto alcuna indicazione su tecniche di recitazione e interpretazione. Lo spettacolo da mettere in scena è Bernarda Alba di G. Lorca ; con evidente ottimismo, Amedeo mi affida la parte di Porzia, la servente che tutto sa e vede, le cui prime battute aprono la scena (ahimè…). Imparo bene il testo e nella prima prova comincio a parlare ma non so dove mettere le mani, ho il corpo rigido, mi sento stonata e imbarazzata. Non posso fare appello alla mia vita teatrale precedente. Il regista mi darà molte indicazioni fondamentali, anche per il lavoro futuro. A casa, come una furia, mi cucio approssimativamente un grembiule con tasche ( sono pur sempre figlia di sarta…) e rimedio uno scialletto grigiastro da contadina; il giorno dopo, brandendo un panino con salsiccia, riprovo la prima lunga battuta e mi pare di capire postura, gesti, toni e intenzioni, facendo tesoro di quanto Amedeo mi suggerisce. Mi sono poi sentita via via sempre più a mio agio nel lavoro sulla ’parola’. Questo spettacolo è stato un lungo, faticoso lavoro, una gran bella regia con dodici (!) donne in scena e una indimenticabile Bernarda Alba nella interpretazione di Patrizia, piena di gelido pathos. Ho molto osservato e imparato. Per me, una entusiasmante scoperta continua, e posso dire che non credevo che da barre di trapezio, trombe tamburi coturni e maschere potessero uscire movimenti e accenti per un teatro di parola. Con il tempo, ho però capito anche che i lunghi anni nel circo mi avevano dato disciplina, umiltà, capacità di confrontarmi con gli altri e un senso molto forte dello spazio teatrale e poi, come dice Luigi Di Tofano “ sputi davvero bene” ( per esigenze di scena ovviamente…)>> Stefania Maciocia