QUARANTENNALE TESTIMONIANZA DI MARINA TESTA

Erano gli anni Novanta, quando i percorsi di Marina Testa e della Compagnia Teatro dell'Appeso s'incrociarono. Un saggio di fine anno e la studentessa di liceo, all'epoca frequentava lo Scientifico di Frosinone nel quale insegnavo e dirigevo un corso di educazione teatrale, diventò presto una neofita attrice. Di pari passo coltivò anche la sua professione, è una giornalista. La sua testimonianza ricorda una feconda esperienza con la Compagnia  e rivela un intimo legame espressivo con il teatro, anima della comunicazione e certo supporto anche per il suo esordio in televisione. Ma per la giornalista frusinate, che ha raccolto e raccontato differenti realtà sociali attraverso la stampa scritta e parlata, il teatro ha sempre avuto soprattutto un valore inestimabile sotto il profilo umano e culturale. Le foto si riferiscono agli spettacoli “La patente” di Pirandello (1993), “Miles gloriosus” di Plauto (1994) e “La Festa perduta” da Pirandello (1994), saggio  finale della Scuola di Teatro “Città di Frosinone” da me diretta (in questa foto, Marina è impegnata in un intenso dialogo con Vilma Marcoccia, allora attrice della Compagnia).

Amedeo di Sora

 

 

<< Saranno solo parole, ma chi le leggerà forse potrà riconoscersi in quello che scrivo. Oppure riflettere sul loro contenuto o anche desiderare di sperimentarlo, di viverlo. Sì, forse VIVERE è la parola giusta. Perché penso che il teatro sia proprio una parte ancestrale della vita umana.

Le espressioni, le emozioni, la letteratura. Un infinito di conoscenze e intelligenze, uno scrigno di fatti e richiami, di sfumature sociali e psicologiche, un modo per scambiarsi e perpetuare un patrimonio emotivo e culturale incastonato nell'esistenza di tutti.

Il teatro è una facoltà, una prerogativa che le persone possiedono. Consente loro di capire con più arguzia, di approfondire con maggiore consapevolezza, di comportarsi con una raffinata sensibilità, di comunicare in maniera empatica, di studiare il vissuto e regalare emozioni.

Avevo da poco compiuto la maggiore età quando la Compagnia Teatro dell'Appeso ha sollevato le sue quinte per accogliermi in una garbata realtà che mi ha offerto strumenti importanti nella formazione di una persona, a cominciare dal saper stare con gli altri. Rispetto e apprendimento, il teatro è una scuola di vita e al contempo una scuola "viva".

A distanza di trent'anni non posso sottrarmi all'invito di Amedeo Di Sora di contribuire a celebrare i 40 anni della Compagnia Teatro dell'Appeso. E soprattutto non posso sottrarmi da un profondo sentimento di gratitudine che, in questo dilagante contesto di “distrazione” sociale e didattica, spero possano nutrire tutti quelle bambine e bambini, ragazze e ragazzi, adulti che hanno avuto la possibilità di riscattarsi attraverso il teatro. 

Grazie Amedeo per il prezioso dono.

Con affetto, 

Marina Testa”

 

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