Quarantennale testimonianza di Angelo Casalese

La testimonianza di Angelo Casalese, articolata e appassionante, è molto significativa. Essendo Angelo tra i soci fondatori dell’Associazione, descrive con precisione ed acume quelle che potremmo definire le sorgenti dell’attività del Teatro dell’Appeso che, fin dall’origine, non è stata incentrata soltanto sulle dinamiche strettamente teatrali ma si è diramata attraverso orizzonti più vasti che allora investivano, in particolare, la poesia e l’antropologia. Inoltre, Angelo rievoca  la temperie di quei primi anni ottanta ancora contrassegnata da slanci ideali, passioni e fermenti esistenziali. 

Attualmente, Angelo lavora presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con la qualifica di funzionario e la sua attività prevalente è la redazione degli atti di gara, ma so che conserva vivissimo l’interesse nei confronti del teatro e del cinema.

Le foto riguardano momenti laboratoriali e una delle prime versioni di “Fasmate d’Ottobre” su Majakovskij, in cui Angelo recita con Viviana Sellari.

 

Amedeo di Sora

 

 

<<Incontrai il teatro e Amedeo all’inizio degli anni ’80.

Ero uno studente di lettere a Roma, fuori sede e pendolare, appassionato di spettacolo e cinema, con tante speranze, offuscate da altrettanti dubbi.

Casualmente ero venuto a conoscenza di seminari teatrali di dizione e improvvisazione, tenuti a Frosinone da un gruppo di teatranti locali.

Non avevo alcuna aspettativa particolare, né la pretesa di fare l’attore, ma pensai potesse essere l’occasione per uscire dalle ristrettezze culturali in cui ero cresciuto e per chiarire qualche dubbio.

Forse la immaginai anche come una forma di terapia per la mia estrema timidezza.

Così mi iscrissi ad uno dei seminari e, frequentandolo, conobbi Amedeo, che ne era il conduttore (o il coconduttore, non ricordo).

Naturalmente il seminario non guarì la mia timidezza, né fece luce sui miei dubbi, ma fu la porta di accesso all’esperienza teatrale, che rimarrà sempre viva nella mia memoria. 

 

Nel 1984 Amedeo, guardando oltre le mie giovanili incertezze, mi propose di entrare nel piccolo gruppo della nascente Compagnia Teatro dell’Appeso, che riprendeva il percorso della precedente associazione, il Teatro dell’Appeso.

Ne rimasi sorpreso, ma la sua fiducia mi incoraggiava.

Accettai con gratitudine ed entusiasmo, diventando così uno dei soci fondatori della Compagnia, insieme con Mina, Norma, Rosanna, Luigi e, naturalmente, Amedeo, ispiratore ed elemento trainante del gruppo.

 

Nella Compagnia cominciai partecipando alla preparazione e all’allestimento di alcuni spettacoli.

Anche se non direttamente coinvolto come “attore”, trovavo belle ed eccitanti tutte le attività che dall’esterno posso apparire di contorno: osservare le prove, fissare le sequenze sceniche, concordare i movimenti e i dialoghi, perfino trasportare le attrezzature o procurare e disporre gli arredi e gli oggetti per la scena …

In seguito ho potuto provare anche l’emozione di stare sulla scena, interpretando piccole parti in alcuni spettacoli.

Nulla di rilievo per i posteri, ma io sento ancora il cuore che batteva all’impazzata, mentre mi accingevo a comparire davanti al pubblico.

E dopo il primo impatto, piano piano, il cuore che si placava, abbandonando ogni difesa, la paura che svaniva, lasciando il posto ad una calma emozione, al piacere della presenza, oserei dire all’amore.

Mi avvinceva anche il lavoro di studio e analisi che facevamo sui testi, nella fase di progettazione degli spettacoli.

Ricordo in particolare uno studio su America di Kafka, al quale mi appassionai molto.

Non si tradusse mai in uno spettacolo, rimanendo solo allo stato progettuale.

Ma quel progetto irrealizzato fu comunque un esercizio di immaginazione e creatività, di cui conservo ancora la traccia scritta.

 

Lo statuto dell’associazione prevedeva, fra i propri obiettivi, l’attività organizzativa e promozionale di eventi culturali inerenti il teatro e lo spettacolo. 

Nel 1985 la Compagnia diede vita alla manifestazione “Dal teatro oltre il teatro – Parola oh cara!”, patrocinata dalla Regione Lazio e dall’Amministrazione provinciale di Frosinone, che comprendeva spettacoli, conferenze, stage e seminari formativi, su un calendario di quasi due mesi.

Ai tanti eventi, nelle location di Frosinone e Ferentino, intervennero (fra i nomi più noti che ricordo) attori, come Laura Betti e Piera Degli Esposti, docenti di arte drammatica e recitazione, come Carlo Merlo ed Elsa Fonda, critici e storici del teatro, come Umberto Artioli e Fernando Mastropasqua.

Per me, che seguivo all’università le lezioni di storia del teatro, fu straordinario contribuire all’organizzazione degli eventi ed entrare in contatto con artisti e professionisti di un mondo conosciuto solo attraverso i libri.

Ad oggi non ricordo altre manifestazioni così dense di contenuti, pur avendo vissuto per molti anni a Roma, che, almeno potenzialmente, offre maggiori opportunità culturali della provincia.

A volte l’attività per la Compagnia comportava tanta fatica, anche perché ognuno di noi era contemporaneamente alle prese con gli impegni dell’ordinario quotidiano, chi nello studio, chi nel lavoro.

Ma era una fatica che aveva un senso, ogni volta condivisa e finalizzata alla realizzazione di qualcosa di nuovo.

L’eccitazione creativa era la benzina che alimentava le nostre forze e ci faceva superare la fatica.

 

Negli anni successivi la vita e gli impegni ordinari mi portarono a fare scelte diverse e a ridurre progressivamente la mia partecipazione attiva nella Compagnia.

Rimasi, ancora per qualche anno, solo come affezionato socio nominale, prima di uscirne definitivamente.

Tuttavia, sento che, in quanto co-fondatore, non potrò essere mai del tutto ex.

Quello che abbiamo fatto insieme resta, soprattutto resta intatto fra i miei ricordi più belli.

Perciò sono grato (di nuovo) ad Amedeo, che, nella ricorrenza del quarantennale dell’attività teatrale, mi ha chiesto (sorprendendomi ancora) di rievocare quel periodo con la mia testimonianza scritta.

 

Non ho mai perso la percezione del valore di quel periodo e di quell’esperienza.

Credo che il teatro attivo, al di là delle scelte professionali e di vita, potrebbe (o dovrebbe?) far parte del percorso formativo di ogni persona, per scoprire che dietro un’attività così ludica e “inutile”, si celano esercizi come la disciplina, il rigore, l’introspezione, l’accettazione del rischio, la condivisione, l’immaginazione, il disinteressato sforzo realizzativo …

A ben vedere, esercizi di vita, che forse non risolvono né illuminano i dubbi, ma, inaspettatamente, a volte li trasmutano in forza positiva e creativa.

Chi ha vissuto certe esperienze guarderà con occhi e spirito diversi ogni spettacolo, ogni evento, che si svolgano su un palcoscenico o nella vita.

 

Auguro che all’attuale ricorrenza facciano seguito ancora tanti anni di proficua attività, poiché sono convinto che la Compagnia abbia rappresentato e rappresenti un riferimento e un catalizzatore per la cultura di Frosinone e della provincia.

Penso di poterlo testimoniare, avendone fatto esperienza diretta, da semplice e timido ragazzo di provincia, divenuto, agli albori del quarantennio, uno dei primi Appesi.>>

 

 

Angelo Casalese

 

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