Amici miei, poeti male-detti

Recital di Amedeo di Sora

Tecnico del suono Luigi Di Tofano
15 aprile 2012 – ore 18
Cinemateatro ARCI
Via P. Da Palestrina, 16
Frosinone
Biglietto intero € 10 – Ridotto € 7

 

Per me la poesia è un gioco. Solo giocando, infatti, si perde la radicata convinzione che ciò che ha senso sia più importante e determinante di ciò che non ne ha. La poesia, intesa come gioco, è un'attività inutile, nel senso che Georges Bataille attribuiva a quest'aggettivo, e cioè di quello che al bambino è permesso e che all'adulto è proibito in quanto ormai è cresciuto e deve servire.
Tra la poesia e il negativo esiste un rapporto profondo: la parola poetica si costituisce come tale proprio nel rifiuto del linguaggio positivo e servile dell'economia e della logica mercantile. La poesia è un linguaggio libero da intenzioni utilitarie: essa è la “perversione” e il “sacrificio” delle parole. Perversione perché distrugge le cose che nomina nel loro valore usuale; sacrificio perché è l'espressione, nell'ambito del linguaggio, di grandi sprechi di energia.
La poesia è, altresì, attesa. Un'attesa capace di garantire la durata inesauribile dell'avventura, che non si definisce come aspettazione di qualche cosa di noto o di conoscibile, ma semmai è uno stato d'animo, una condizione atematica. La poesia è assenza, intesa come facoltà di non farsi travolgere dalla meccanica delle cose e di mantenere desto il senso dell'attesa. La condizione del poeta è per me quella dello straniero che partecipa dei simulacri della realtà.
Come il dandy egli è un esule che, ovunque si trovi, avverte il senso dell'inappartenenza a questo mondo. Come il dandy egli è straniero che partecipa non solo al dispiegarsi delle trame del sociale, ma anche al farsi e disfarsi della propria coscienza e dei propri sentimenti.
E, come il dandy, il poeta conosce il valore dello “stile” e della “forma”, sa praticare l'arte dell'ironia e dell'autoironia. In questa nostra “era globale”, contrassegnata dalla cifra totalizzante della merce e del denaro, la poesia si rivela sempre più inutile: è dispendio, atto gratuito, riso e pianto, sospensione del tempo reale, parola ri-trovata, autentica e non omologata. Perché solo le parole dei poeti, per dirla con i versi del grande Majakovskij, uno dei miei amori poetici più vibranti, “mettono in moto/per migliaia di anni/milioni di cuori”.
Amedeo di Sora

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